28.6.09

vorrei sapere



Vorrei sapere dove sei questa notte,
mentre qui sono le quattro e non riesco ad addormentarmi.
Vorrei sapere cosa stai facendo e con chi sei, e che faccia hai,
se ti ho già incontrato o ci siamo solo sfiorati qualche volta,
se siamo sempre stati distanti senza il minimo punto di contatto.
Vorrei sapere se ci incontreremo e quando.
Se ci incontreremo troppo tardi o appena in tempo,
o ci incontreremo ma non riusciremo neanche a capire che eravamo noi
e quanto eravamo importanti uno per l’altra.
Io credo che ti riconoscerei subito, anzi sono sicura.
Mi basterebbe guardarti negli occhi un attimo per capire chi sei tu,
o solo guardarti entrare in una stanza. Mi basterebbe un secondo, o meno.
Però adesso dove sei?
Adesso che sono così sola triste e senza speranza,
dopo tutti questi uomini vili e freddi e mammoni e indifferenti e sadici e semplicemente sbagliati?
Dove sei? E ci sei, poi?

Andrea De Carlo
foto/Valeria Lazareva

27.6.09

ho fame



Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso,
non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge,
cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno.

Sono affamato del tuo riso che scorre,
delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie,
voglio mangiare la tua pelle come mandorla intatta.

Voglio mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza,
il naso sovrano dell'aitante volto,
voglio mangiare l'ombra fugace delle tue ciglia
e affamato vado e vengo annusando il crepuscolo,
cercandoti, cercando il tuo cuore caldo
come un puma nella solitudine di Quitratúe.

Pablo Neruda

26.6.09

una parola nuova



Dobbiamo modificare il nostro modo tradizionale di parlare che, per lo più, si rivolge all’altro attraverso un senso già codificato, presunto neutrale e universale. Rivolgersi all’altro in quanto altro richiede parole inedite e in qualche maniera uniche, come è sempre nuovo e unico l’incontro con un altro. Richiede anche parole che esprimono, e si indirizzano, a un essere globale, con la propria sensibilità, il proprio corpo. Non si tratta dunque di ripetere un discorso già esistente, ma di creare un dire vivo, direi poietico, che chiama l’altro ad entrare in relazione qui e ora. La parola allora si fa gesto, un gesto che tocca l’altro e lo implica, pur rispettando la sua singolarità. Il che esige che sia mantenuto, in se stessi e fra i due, un silenzio che preservi la dualità dei mondi e delle soggettività, e fornisca un luogo dove possa nascere una parola nuova.
luce irigaray
foto/yamasaki ko-ji

25.6.09

scrivere il curriculum



Che cos'e' necessario?
E' necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e' vissuto
e' bene che il curriculum sia breve.
E' d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzie
malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu' chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perche'.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.
E' la sua forma che conta, non cio' che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
wislawa szymborska
foto/geronimo castagnini

24.6.09

azzurro



Guardo il cielo da bambino, da quando la postina mi disse che a guardare sempre i boschi gli occhi pigliano il verde. Lei ce li aveva neri a forza di leggere gli indirizzi. Io per tenerli chiari ho cominciato a fissare i cieli.

da Il contrario di uno, Erri de Luca

23.6.09

tutto



Tutto
una parola sfrontata e gonfia di boria
Andrebbe scritta fra virgolette
Finge di non tralasciare nulla
di concentrare
includere
contenere
avere
E invece è soltanto
un brandello di bufera.
Wislawa Szymborska
foto/slight clutter

22.6.09

bene




Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi
ma è inutile cercarmi sotto il tavolo,
ormai non ci sto più
ho preso qualche treno, qualche nave, qualche sogno, qualche tempo fa

Ricordi che giocavo coi tuoi occhi nella stanza, e ti chiamavo mia,
e inoltre la coperta all'uncinetto, c'era il soffio della tua pazzia
e allora la tua faccia vietnamita ricordava tutto quel che ho.

E adesso puoi richiuderti nel bagno a commentare le mie poesie
però stai attenta a tendermi la mano,
perché il braccio non lo voglio più
mia madre è sempre lì che si nasconde dietro i muri

e non si trova mai
e i fiori nella vasca sono tutto quel che resta e quel che manca,
tutto quel che hai
e puoi chiamarmi ancora amore mio

E qualche volta aspettami sul ponte, i miei amici sono tutti là
con lunghe sciarpe nere ed occhi chiari, hanno scelto la semplicità
se Luigi si sporge verso l'acqua sono solo fatti suoi

E ancora mille volte, mille anni, ci scommetto, mi ringrazierai
per quel sorriso ladro e per i giochi, i mille giochi che sapevi già
e ancora mi dirai che non vuoi essere cambiata, che ti piaci come sei

Però non mi confondere con niente e con nessuno, e vedrai...
niente e nessuno ti confonderà
soltanto l'innocenza nei miei occhi, c'è nè già meno di ieri, ma che male c'è
le navi di Pierino erano carta di giornale, eppure vedi, sono andate via
magari dove tu volevi andare ed io non ti ho portato mai
e puoi chiamarmi ancora amore mio

Bene, Francesco De Gregori
foto/bomobob

20.6.09

Funeral Blues



Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aereoplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui è Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed il mio Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perchè oramai più nulla può servire.
W. H. Auden
illustrazione/Sebastian Infantino

chiedo scusa



Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
e poi fatico per farle sembrare leggere.
Wislawa Szymborska

19.6.09

nulla è in regalo




Nulla è in regalo, tutto è in prestito.
Sono indebitata fino al collo.
Sarò costretta a pagare per me
con me stessa,
a rendere la vita in cambio della vita.

È così che è stabilito,
il cuore va reso
e il fegato va reso
e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.
Quanto devo
mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo
tra una folla di altri debitori.
Su alcuni grava l’obbligo
di pagare le ali.

Altri dovranno, per amore o per forza,
rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare
ogni tessuto che è in noi.
Non un ciglio, non un peduncolo
da conservare per sempre.

L’inventario è preciso,
e a quanto pare
ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare
dove, quando e perché
ho permesso che aprissero
questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso
la chiamano anima.
E questa è l’unica voce
che manca nell’inventario.

Wisława Szymborska

18.6.09

voglio te!




Voglio te, solo te!
Lascia che il mio cuore
lo ripeta senza fine.

Tutti i desideri che mi distraggono
di giorno e di notte
in sostanza sono fasulli e vani.

Come la notte tiene nascosta nel buio
l'ansia di luce
così nel profondo del mio cuore
senza ch'io me ne renda conto
un grido risuona:
Voglio te, solo te!

Come la tempesta cerca la quiete
mentre ancora lotta contro la quiete
con tutte le sue forzecosì io mi ribello e lotto
contro il tuo amore
ma grido che voglio te, solo te.
Rabindranath Tagore

17.6.09

vivere



Ai vecchi giorni
il vento
riporti
solo
un garbuglio di capelli.
Per l’allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile

Vladimir Majakovkij
foto/isayx3

16.6.09

niente



Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d'essere niente.
A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo.

Fernando Pessoa
opera/Cy Twombly

15.6.09

come salvarsi la vita



1. Eliminare i sensi di colpa
2. Non fare dalla sofferenza un culto
3. Vivere nel presente (o almeno nell’immediato futuro)
4. Fare sempre le cose di cui si ha più paura; il coraggio è una cosa che s’impara a gustare col tempo, come il caviale
5. Fidarsi della gioia
6. Se il malocchio ti fissa, guarda da un’altra parte
7. Prepararsi ad avere ottantasette anni

da Come salvarsi la vita, Erika Jong
opera/pam glew

12.6.09

la speranza è un essere piumato




La speranza è un essere piumato
che si posa sull'anima,
canta melodie senza parole e non finisce mai.

La brezza ne diffonde l'armonia,
e solo una tempesta violentissima
potrebbe sconcertare l'uccellino
che ha consolato tanti.

L'ho ascoltato nella terra piu' fredda
e sui piu' strani mari.
Eppure neanche nella necessità
ha chiesto mai una briciola - a me.


Emily Dickinson

foto/katarina2553

11.6.09

come dovrebbe essere


Ogni cosa appariva nella sua forma più delicata, eppure, proprio quando pareva sul punto di dissolversi, qualche goccia d'argento la aguzzava e rianimava. Ecco come doveva essere la conversazione, pensò Orlando (indulgendo ad assurde fantasticherie); come dovrebbe essere la società, come dovrebbe essere l'amicizia, come dovrebbe essere l'amore. Perchè, Dio solo lo sa, proprio nel momento in cui abbiamo perduto ogni fede nelle relazioni umane, una composizione puramente fortuita di alberi e di granai o di un fienile ed un carro, ci offre un simbolo così perfetto di ciò che è irraggiungibile, che riprendiamo la ricerca.


da Orlando, Virginia Woolf

10.6.09

i sogni



No rechaces los sueños por ser sueños.
Todos los sueños pueden
ser realidad, si el sueño no se acaba.
La realidad es un sueño. Si soñamos
que la piedra es la piedra, eso es la piedra.
Lo que corre en los ríos no es un agua,
es un soñar, el agua, cristalino.
La realidad disfraza
su propio sueño, y dice:
«Yo soy el sol, los cielos, el amor.»
Pero nunca se va, nunca se pasa,
si fingimos creer que es más que un sueño.
Y vivimos soñándola. Soñar
es el modo que el alma
tiene para que nunca se le escape
lo que se escaparía si dejamos
de soñar que es verdad lo que no existe.
Sólo muereun amor que ha dejado de soñarse
hecho materia y que se busca en tierra.
Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l'acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
"Io sono il sole, i cieli, l'amore".
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola. Sognare
è il mezzo che l'anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra.


Pedro Salinas

foto/stephen baird

9.6.09

RINGRAZIAMENTO




Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi sui ogni atlante.

E’ merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

“Non devo loro nulla” –
direbbe l’amore
sulla questione aperta.


Wiesława Szymborska

8.6.09

il successo



E così, dopo aver aspettato tanto, un giorno come qualsiasi altro decisi di avere successo. Decisi di non stare ad aspettare le occasioni ma di andarle a cercare io stesso. Decisi di vedere ogni problema come la opportunità di trovare una soluzione. Decisi di vedere ogni deserto come l'opportunità di trovare un'oasi. Decisi di vedere ogni giorno come una nuova occasione di essere felice. Quel giorno scoprii che il mio unico rivale non erano altro che le mie debolezze, e che in queste risiede l'unico e il miglior modo di superarsi, quel giorno smisi di aver paura di perdere e iniziai a temere di non vincere. Scoprii che io non ero il migliore. E forse non lo sono mai stato. Smise di importarmi chi vince o chi perde. Ora mi importa solo sapere che sono un uomo migliore di quello che sono stato ieri. Capii che il difficile non è arrivare in cima, ma smettere di salire. Capii che il più grande trionfo che posso ottenere, è avere il diritto di chiamare qualcuno "AMICO". Scoprii che l'amore è molto di più di un semplice stato dell'innamoramento. "L'AMORE è UNA FILOSOFIA DI VITA"... Quel giorno cessai di essere un riflesso dei miei scarsi passati trionfi e iniziai a essere la mia propria tenue luce del presente, imparai che non serve a niente essere luce se non si illumina il cammino degli altri. Quel giorno decisi di cambiare tante cose, quel giorno imparai che i sogni esistono solo perché possano diventare realtà, da quel giorno non dormo più per riposare, adesso dormo semplicemente per sognare.

Walt Disney

7.6.09

guardare



Quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. E' più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c'è speranza. E' difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tene all'erta.

...

Sii cosciente di quello che ti succede. Non prenderlo alla leggera. Bisogna essere all'erta e prendersi dei momenti da soli, di silenzio, di riflessione, di distacco. E guardare.

...

Non cercare mai di ripeterti. E vivi ora! Il passato è semplicemente un ricordo, non esiste.
Sono le tue memorie che accumuli, riordini, falsifichi. Ora invece non falsifichi niente.
Quello che ti aspetti dal futuro è una scatola piena di illusioni, vuota.
Chi ti dice che si riempirà?
"Ora lavoro, poi vado in pensione e vado a pescare".
Chi lo sa se ci saranno ancora i pesci?
La vita avviene in questo momento ed è in questo momento che uno deve saperne godere.

...
Quando hai un problema fermati, fermati, fermati. Ascoltalo e cerca di torvare la risposta dentro di te. Perchè c'è. Dentro di te c'è qualcosa che ti itne insieme che ti aiuta, c'è una vocina. Ascoltala. Questi la chiamano Dio, quelli la chiamano qualcos'altro, ma c'è.

...
Lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo.

...
Ascolta il silenzio!


da La fine è il mio inizio, Tiziano Terzani

foto/slight clutter

5.6.09

sguardi


Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere potremmo essere divisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini desidera lo sguardo del pubblico (..). la seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro sconosciuti. Si tratta degli instancabili organizzatori di cocktail e di cene(..). C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata(..). E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.
da L'insostenibile leggerezza dell'essere, Milan Kundera
foto/fano quirego

4.6.09

colui che pondera



Temo un uomo di poche parole
temo un uomo che tace
l'arringatore - posso superarlo
il chiacchierone - posso intrattenerlo -

ma colui che pondera
mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno -
di quest'uomo diffido
temo c'egli sia un grande.
emily dickinson

3.6.09

non è triste?



....Poveri cinesi!
Il destino di questa straordinaria civiltà che aveva, davvero per millenni, preso un'altra via, che aveva affrontato la vita, la morte, la natura, gli dei in maniera diversa dagli altri, mi rattristava! Quella cinese era una civiltà che aveva inventato un suo modo di scrivere, di mangiare, di fare l'amore, di pettinarsi; una civiltà che per secoli ha curato diversamente i suoi malati, ha guardato diversamente il cielo, le montagne, i fiumi; che ha avuto una diversa idea di come costruire le case, di fare i templi, un'altra concezione dell'anatomia, un diverso concetto di anima, di forza, di vento, d'acqua; una civiltà che ha scoperto la polvere da sparo e l'ha solo usata per fare fuochi d'artificio invece the prioiettili per i cannoni. Quella civiltà oggi cerca solo di essere moderna come l'Occidente; vuole diventare come quell'isolotto ad aria condizionata che è Singapore; produce giovani che sognano solo di vestirsi come rappresentanti di commercio, di fare la coda davanti ai fast food di Macdonald, di avre un orologio al quarzo, un televisore a colori e un telefonino portatile.
Non è triste? Non dico per i cinesi. Ma per l'umanità in genere, che perde molto nel perdere le sue diversità e nel diventare tutta uguale.

Da Un indovino mi disse, Tiziano Terzani

2.6.09

un pizzico di follia



Osservate con quanta previdenza,
la natura, madre del genere umano
ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell'uomo più passione che ragione perchè fosse tutto meno triste.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza,
la vecchiaia neppure esisterebbe.
La vita umana non è altro che un gioco della follia
il cuore ha sempre ragione.
Erasmo da Rotterdam
foto/dmviews